La religiosità
di Massimiliano d'Asburgo
a Miramare 

In questa indagine sulla religiosità di Massimilano al Castello di Miramare di Trieste, Zovatto si sforza di allargare gli orizzonti nelle connessioni del sacro in regime di restaurazione in un clima di perdurante controriforma tridentina, con notevoli varianti innovative, tuttavia, che ha tentato di volta in volta di evidenziare e di riprendere marcandole nell’assunto finale.

In particolare sono stati fatti oggetto di indagine i libretti religiosi ivi raccolti, veri e propri manuali di pietà, quali guide per ascoltare o assistere la messa come si diceva prima del Concilio Vaticano II, o per seguire i pii esercizi suggeriti da una esuberante fioritura devozionale, che poteva coprire i molteplici bisogni esistenziali del popolo, non solo, ma anche della borghesia e della aristocrazia.

In questo ambito una particolare attenzione è stata riservata alla Imitazione di Cristo, libro che resiste al susseguirsi delle stagioni storiche degli orientamenti della spiritualità, con la sua adesione totalizzante e incondizionata a Cristo; ai due manuali del soldato e della gente di mare, seguendo le tematiche della patria, dell’Imperatore naturalmente Francesco Giuseppe I  e dei postulati etici di quelle professioni strette fra la concezione di “Heimat” e la nozione di autorità avvolta dal divino nella prospettiva dei reciproci doveri. Tutto questo coordinato in un clima di sensibilità mitteleuropea, fortemente legato alla tradizione di connessione fra trono ed altare e al rapporto tra scienza e fede, unite tra loro come “marito e moglie”.